lunedì 6 ottobre 2014

Christiane F., what happened to her next?

(English text right below the Italian part)

Christiane F. è un nome che sicuramente suona noto a molti: il romanzo autobiografico che narra le vicende della sua giovinezza, Noi, ragazzi dello Zoo di Berlino, è diffuso in diversi paesi e proposto persino nei programmi scolastici. La stessa fama è stata raggiunta dall'omonimo film.

La storia è quella di una giovanissima ragazza tedesca, Christiane Falscherinow, che negli anni '70 vive in una Berlino in cui l'eroina miete molte vittime, inclusi tanti ragazzi neppure ancora maggiorenni. Avendo a casa una situazione familiare piuttosto difficile, Christiane frequenta sempre più spesso la comitiva dei suoi amici, sentendola come la propria vera famiglia. Purtroppo, saranno proprio queste frequentazioni ad introdurla nel mondo delle droghe. Al fine di procurarsi i soldi per le sempre più necessarie dosi, la giovane protagonista finisce per prostituirsi, come tanti suoi coetani.
La stazione di Zoologischer Garten di Berlino è il luogo in cui questi adolescenti tossicodipendenti (la Szene, come la definisce Christiane) si ritrovano, da qui il titolo Noi, ragazzi dello Zoo di Berlino.

In chiusura del libro lasciamo Christiane a casa della nonna, lontano da Berlino, dove la madre decide di mandarla per tentare una disintossicazione definitita, dopo che la ragazza era stata ritrovata senza sensi in seguito all'iniezione che avrebbe potuto esserle letale (Goldener Schuss).

Noi, ragazzi dello Zoo di Berlino
(versione originale in tedesco)


Cosa sarà accaduto a Christiane? Ce l'avrà fatta? Lo scoprirete tra poche righe.

Anche io sono rimasta colpita dalla storia di questa ragazza e, senza vergogna, ammetto che quando sono stata la prima volta a Berlino, poco più che ventenne, una delle prime tappe della mia visita è stata proprio la zona di Zoologischer Garten e Kurfürstendamm. Ne avevo letto e soprattutto ne avevo sentito parlare molto, ero curiosa di vedere con i miei occhi. Erano i primissimi anni 2000 e le cose erano certo cambiate dagli anni '70 ma, fuori dalla stazione metro di Zoologischer Garten, c'erano ancora alcune persone con evidenti problemi di tossicodipendenza e alcolismo. Non erano più gli adolescenti dell'epoca di Christiane, si trattava di uomini e donne. Non mi era mai venuto in mente prima d'ora, ma chissà che non fosse qualcuno di quei ragazzi, sopravvissuto a tanti anni di sostanze stupefacenti?

Qualche mese fa mi sono imbattuta in un articolo su internet in cui veniva presentata la futura uscita di un nuovo libro su Christiane: Christiane F., la mia seconda vita. La notizia ha subito catturato il mio interesse e ho prenotato l'opera in questione.
Si tratta di una biografia scritta a quattro mani da Christiane stessa e dalla giornalista Sonja Vukovic. Dei quattordici capitoli totali, nove riguardano la vita della protagonista e sono narrati da lei in prima persona, mentre cinque sono approfondimenti della Vukovic sulla situazione della Germania riguardo alle droghe, all'approccio di vari enti ed istituzioni e alle cure con sostanze sostitutive.
Benché il racconto non segua spesso un ordine cronologico, il lettore non rimane mai disorientato.
Data la mia passione per le lingue straniere, ho deciso di leggere il libro in tedesco, ovvero nella versione originale Christiane F., mein zweites Leben. I capitoli scritti da Christiane sono molto più scorrevoli e di facile comprensione, perchè più narrativi, mentre gli approfondimenti di Sonja Vukovic possono risultare un pochino più ostici, per via di un linguaggio più tecnico / specifico. Nel complesso, a meno che siate proprio alle primissime armi con il tedesco, è fattibile.


Oggi Christiane ha cinquantadue anni e vive a Berlino. E' sopravvissuta ad una giovinezza difficile, ma anche il resto della sua vita non è stato facile. Ha avuto fasi in cui è rimasta pulita dalle droghe e alcuni momenti critici in cui, purtroppo, vi è ricaduta. E' una donna molto consapevole di sé e delle proprie condizioni di salute (ha l'epatite C e la cirrosi epatica), sa che probabilmente non diventerà anziana, ma dice lei stessa: "Chi avrebbe mai pensato che io arrivassi a 51* anni?" (*: riferimento all'anno 2013).
Ha viaggiato molto, un po' per la promozione di Noi, ragazzi dello Zoo di Berlino (prima del libro e poi del film), un po' per seguire i propri affetti e ha incontrato molti personaggi degni di nota: Nina Hagen, David Bowie, Friedrich Dürrenmatt, Federico Fellini, solo per citarne alcuni.
La vera soddisfazione della sua vita, però, è il figlio, nato nel 1996. Il bambino è stato un vero stimolo per Christiane a migliorarsi, a darsi regolarità nella vita quotidiana, a tenersi lontano dalle droghe. Per lui, dice, avrebbe fatto tutto. Nonostante questo, nel 2008, le autorità gliene hanno tolto la custodia: il figlio è andato in affido presso un'altra famiglia.
Tale allontanamento ha prodotto nella donna una devastazione psicologica e fisica, per lei difficile da superare. In ogni caso, Christiane continua a seguire il figlio nella misura in cui le è consentito, si interessa alla sua educazione ed è orgogliosa dei suoi risultati.

Christiane Falscherinow è ben cosciente che Noi, ragazzi dello Zoo di Berlino la abbia posta "sotto i riflettori", ma le sembra sempre un po' strano essere fermata da "fans" che le chiedono di scattare una foto insieme, non si vede affatto una star e tanto meno pensa di poter essere un'ispirazione. Non rinnega di aver scritto il libro, benchè, con il senno di poi, ritiene che all'epoca avrebbe dovuto essere seguita di maggiormente durante le interviste che ne hanno portato alla stesura, infondo era poco più di una bambina.
Questa fama la porta ad essere assediata dai giornalisti, da sempre. Le troupes sono spesso sono casa sua, la seguono nei luoghi in cui incontra i suoi conoscenti, osservandola, non sempre rispettando la sua privacy. I titoli sui giornali, a volte frutto di supposizioni, la perenne curiosità di sapere se "Christiane F. ci sia ricascata", infastidiscono la donna e la rendono diffidente.
Sonja Vukovic non è stata la prima a cercare di contattarla e avvicinarla per scrivere su di lei (e con lei),  Christiane ha accettato di incontrarla e di lavorare con lei proprio perchè la giornalista si è dimostrata rispettosa dei suoi spazi. Il processo di lavorazione al libro non è stato senza ostacoli e inconvenienti, ma la stima reciproca tra le due ha permesso di superarli.

Christiane F., mein zweites Leben


Cosa aggiungere? Spero di aver stimolato un po' il vostro interesse per questa lettura con il mio piccolo resoconto. :)

Se vi va, lasciate un cenno del vostro passaggio, con un commento, un +1 o una condivisione: mi fa sempre piacere trovare un segno di chi legge :)

A presto!

Mary

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Christiane F. is surely a name known to many people: the autobiographical novel about her adolescence, We, children from Bahnhof Zoo, is spread almost worldwide and the same can be said for the movie, which carries the same title.

It is the story of a very young German girl, Christiane Falscherinow, who lives in Berlin in the 70s, when the city was devastated by heroin and many young people died under addiction.
Having a difficult situation at home, Christiane spends more and more time with her group of friends, feeling them as her actual family. Unfortunately, these people will introduce her in the world of drugs. She starts feeling the urge of frequent doses and, to collect the necessary money, she ends up with prostituting herself, as many people of her age do.
Zoologischer Garten's station, in Berlin, is the place where drug addicted adolescents meet (the Szene, as Christiane says), hence the title We, children from Bahnohof Zoo.
At the end of the book, we leave Christiane at her grandmother's house, far away from Berlin, where her mother sends her when the girl is found senseless, after an heroin shot which could have killed her (Goldener Schuss).

What happened next to Christiane? Did she make it? We are going to find it out in a few lines.

I was also struck by the story of this girl and, shameless, I must admit that the first time I have been in Berlin, around my twenties, Zoologischer Garten and Kurfürstendamm areas were among the very first spots I decided to visit. I had read and heard a lot about the place and I wanted to see it personally.
We were in the early years 2000s and the situation was surely changed since the 70s, however outside the underground station of Zoologischer Garten there were still some people with clear problems of drugs and/or alcohol addiction. They were not adolescent, like at Christiane's time, these were grown up men and women. It never came up to my mind before, but, who knows? Maybe someone among them could have been one of those young people somehow survived to many years of drugs.

A few months ago I found an article on line talking about the upcoming release of a new book about Christiane: Christiane F., mein zweites Leben (my second life). The news captured my interest and I preordered my copy.
It is a biography narrated by Christiane herself in collaboration with the journalist Sonja Vukovic. It is made up of 14 chapters: 9 are Christiane's first person narration of her life and 5 are in-depth analyses by Sonja Vukovic, regarding drug use in Germany, the approach of institutions and treatments by substitution methods.
Very often the story is not written in chronological order, but the reader never gets disohoriented.
Given my personal interest for foreign languages, I decided to read the book in the original version in German. The chapters told by Christiane are more fluid and easier to be understood, because they are narrative, whereas Sonja Vukovic's parts are a little tougher, as language and terms are more technical/specific. By the way, I think that this reading is totally feasable for a non-native speaker, unless you are at the very beginning of your German study.

Today Christiane is 52 years old and lives again in Berlin. She survived a wild youth, but the rest of her life has not been so easy too. She went through phases in which she has kept clean from drug and through hard times in which, unfortunately, she fell back into it. She is a woman totally aware of herself and of her health conditions (she has hepatitis C and cirrhosis of the liver), and she knows that very likely she won't get very old, but she says: "Who could have ever thought that I would have reached the age of 51*?" (*: reffered to the year 2013, when the book was written).

She travelled a lot, both to promote We, children from Bahnhof Zoo (first the book and later the movie) and to follow the people she loved. She met several well known arstists and personalities, among them: Nina Hagen, David Bowie, Friedrich Dürrenmatt, Federico Fellini and many others.

Anyway, the true joy and satisfaction of her life is her son, born in 1996. The boy has been a real input for Christiane to improve, to live a regular everyday life and to keep away from drugs. Notwithstanding, in 2008 competent authorities revoke her parental responsibility and her son was given to the custody of another family.
Such loss devastated her mind and body and she never really overcame it. However she still meets and follows her boy, as far as she is allowed, she is interested in his education and she is proud of his results.

Christiane Falscherinow is aware that We, children from Bahnohf Zoo made her known, but it is always quite weird for her when "fans" stop her to take a photo together, she does not feel a star at all and neither she thinks to be an inspiration. She did not repent having had the book out, although in retrospect she believes that she should have been supported and followed a little more at the time of the interviews (which lead to the drafting), because she was almost a child.
Due to such fame, she is constantly observed by journalist. Troupes are very often outside her flat and they do not always respect her privacy. Titles in newspapers, sometims just based on assumptions, the neverending cuoriosity of knowing if "Christiane F. has fell again into drugs", annoy her and render her distrustful.

Sonja Vukovic was not the first who tried to contact and approach Christiane to write about her (and with her): the woman accepted to meet the journalist and to work with her, because she has been respectful of Christianes's personal space. The process which led to the writing and release of the book was not without obstacles and inconveniences, but the mutual esteem between the two women overcame also these difficulties.

I hope I have stimulated your curiosity in this book through my little overview!

If you like, leave a mark of your presence in my blog: write a comment, click a +1, share the post... I'm always glad to see your feedback :)

See you soon!

Mary

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