Al
K17 sono stata per la prima volta nell’estate del 2003: primo viaggio a
Berlino, inizio della mia “svolta dark”.
All’epoca
non ero ancora molto informata su come muovermi nei vari parties in città,
ricordo che io e l’inseparabile amica che era partita con me cercavamo le
serate di nostro interesse sulla rivista Zitty, poiché del “Das Schwarze Buch”
non avevamo mai neppure sentito parlare
Un
gentile, ma poco aggiornato, informatore, ci aveva detto che il locale si
trovava nella Kadiner Strasse, al numero 17. Brutta sorpresa è stata trovare
l’edificio chiuso, neppure una luce accesa ad incoraggiarci a cercare un altro
ingresso, neanche un anima per strada. E’ qui la festa??? Mi sa di no.
Non
è stato facilissimo trovare qualcuno che potesse chiarirci le idee ma, alla
fine, abbiamo trovato anche l’informatore aggiornato: il K17 si era spostato,
nella Pettenkofer Strasse n. 17. Da quel momento per me è iniziata una serie
lunghissima di serate trascorse in quel locale, anno dopo anno, vacanza dopo
vacanza, con persone diverse.
Al
K17 si andava di martedì e giovedì, perché il lunedì c’era il party “Montag im
Duncker” (e c’è ancora, per fortuna!), il mercoledì “Sentimentale Jugend”
all’Halford (purtroppo questa serata, invece, riposa in pace da poco meno di un
decennio), il venerdì era dedicato al Kato (ha riaperto con un altro nome, cosa fanno?) e il sabato c’era troppo metal per i nostri gusti.
La
preparazione prima di uscire avrebbe potuto dar vita ad un nuovo programma
televisivo, “Pimp my dark”, perché tanto non si correva mai il rischio di
essere eccessivi rispetto agli altri frequentatori, si esprimeva la propria
creatività, si sperimentava sul proprio look e a me piaceva!
Un
volta arrivati al club, si facevano incontri di ogni tipo: ragazze che
sembravano modelle gotiche (e magari lo erano davvero), ragazzi altissimi che
indossavano gonne molto più lunghe delle nostre, personaggi con outfit e trucco
elaboratissimi (raffinati e non) e poi gli italiani, quelli che come me erano
lì in vacanza, ma che facevano i fenomeni, senza accorgersi che nessuno li notava.
Si, perché il mood che avvertivo io era quello: nessuno ti giudicava, ma nessuno
ti notava, però tutti ti rispettavano. Poteva esistere una combinazione migliore?
Chissà se tutti la percepivamo così?
Le
cose nel tempo sono un po’ cambiate, le serate del martedì e del giovedì hanno
avuto cadenza oscillante, il sabato offriva solo un po' di dark music e l'età media degli avventori si era notevolmente abbassata. Poi, qualche anno fa,
la gestione del locale sembrava aver preso una direzione differente,
nell’elenco delle serate iniziavano a comparire parties r’n’b, feste di fine
anno scolastico, musica più “colorata”, fino a far diradare gli eventi dark.
Non è che ci sia qualcosa di male ad ascoltare r’n’b’ o generi simili, ma
semplicemente non era ciò che mi interessava e, tra il 2010 e il 2011, ho
smesso di frequentare le serate danzanti del K17, ovviamente a malincuore, dato
che era il locale che un po’ aveva “visto” le fasi della mia crescita.
L’offerta
di concerti, però, non era cambiata: moltissimi artisti della scena dark
continuavano ad esibirsi live al K17 e quante volte ho preso un aereo
dall’Italia per andare a sentire i miei gruppi preferiti (Blutengel e Solar
Fake tra tutti)! Rimanevo comunque sempre solo nell’edificio dedicato ai live.
Fino al 2014.
Lo
scorso agosto ero nuovamente a Berlino, sbirciando nel Das Schwarze Buch, ho
intravisto una serata possibilmente interessante: FRIDAY CLUB: 80s + 90s, Rock, Metal, Gothic, andiamo? Andiamo!
Non
me ne sono pentita. Il club era di nuovo pieno di gente, le tre sale avevano
ripreso quasi del tutto l’identità originaria: dark wave e post punk al primo
piano, musica anni ’90 (e vabbè!) e anni ’80 al secondo piano e metal al terzo.
Era una sensazione piacevole essere nuovamente lì a ballare o anche solo stare
seduti nel Biergarten all’ingresso (ma hanno creato anche un nuovo cortiletto interno!),
tra un darkettone e l’altro, a bere qualcosa o mangiare un panino cucinato sul
momento, guardare il cielo e, per un attimo, pensare che quella sia l’unica
realtà, senza tempo.
Spero
che tutto rimanga com’è, ad aspettarmi per la prossima tappa a Berlino!
Auf wiedersehen K17, tornerò!
********************************************************************************
I have been in K17 for the first time in
summer 2003: my first trip to Berlin, the beginning of my “dark era”.
At the time I still did not know very
well how to look for parties in the city. I remember that my closest friend
(who was on holiday with me) and I used to check parties in the magazine Zitty,
as we did not know about the existence of Das Schwarze Buch.
A kind guy, though not a well informed one, told us
that the club was at number 17 of Kadiner Strasse. What a bad surprise we had
when we were face to face to a closed door, a building with no lights which could invite us to look for a second
entrance, not a single person around. Is party here??? I don’t think so.
It had not been very easy to find someone who could
give us more reliable information but, in the end, we met somebody who was a bit more
up-to-date with was going on in Berlin’s night life: K17 had moved in
Pettenkofer Strasse n. 17. From that moment on I spent so many nights in this club, year after year, holiday after holiday, with several people.
We used to go to K17 on Tuesday and on Thursday,
because on Monday there was (and fortunately there’s still!) “Montag im
Duncker” party, on Wednesday “Sentimentale Jugend” party in Halford (this party was
cancelled a little less than ten years ago), Friday was devoted to
Kato (it was recently opened with another name, what's up down there?) and Saturday was
too much metal-oriented for our taste.
If someone had filmed us while preparing before a
night out, a new TV show could have been broadcasted: “Pimp my dark”! Because we
knew that there was no risk of being over-the-top, compared to the other party
attenders: we expressed our creativity, experimented on our look and I loved
it!
Once arrived at the club, we saw people of every kind:
girls who looked like gothic models (and maybe they were actually), very tall
guys wearing skirts much longer than ours, eccentric characters with very
complicated outfits and make up (some well done, some not) and furthermore
Italians, who were in Berlin on holiday like me, but played the V.I.P.s,
not realizing that no one noticed them. This was the atmosphere I felt: nobody
judged you and nobody noticed you, but everybody respected you. Could a better
combination exist? I wonder if we all shared this mind.
Year by year things changed a bit, Tuesday’s and
Thursday’s parties did not happen regularly any longer, Saturday offered only
a little dark music and the avarage age of the customers lowered. Eventually, some years ago, the club management took another
direction: in the list of parties started to appear some r’n’b’ nights, end of school
parties and “colorful music” in general, so that dark parties became quite rare.
I mean, there’s nothing wrong in listening to r’n’b’ and stuff like that, it
was simply not what I was interested in. The result was that around 2010-2011 I
stopped attending K17’s dancing parties. I was a little disappointed, of
course, because this club “witnessed” my growing-up (mmm…or better my “getting
old”?) since my early twenties.
However, concerts continued to take place normally in
K17: artists belonging to the dark scene performed there, as they had
always done. I have often taken flights from Italy to reach the German capital city
and see my favourite bands (Blutengel and Solar Fake among all), but I only
hung in the live performances building of the club.
Until 2014.
Last August I was in Berlin again. Checking Das
Schwarze Buch I picked up a party who seemed interesting: FRIDAY CLUB: 80s + 90s, Rock, Metal, Gothic, let’s go? Let’s go!
I’m glad I went. The club was once more full of people,
the three dance floors showed again their former identity: dark wave and post
punk music on the first floor, ‘90s (ok, ok…) and ‘80s music on the second
floor and metal music on the third floor. It felt good to be back there
dancing, or even just sitting at the Biergarten at the entrance (they created a
further open air space in the inner part!), among other gruftis, drinking or
eating a freshly made sandwich, watching the sky and, for a moment, thinking that
this is the only reality, timeless.
I hope that everything stays as it is, waiting for my
next journey to Berlin!
Auf wiedersehen K17, I’ll come back!
Nessun commento:
Posta un commento