Questo
post arriva di getto, direttamente da una di quelle situazioni in cui torni a
casa nel mezzo della notte e, nonostante tutto, non riesci a dormire, per
l’adrenalina ancora in circolo.
Ieri
sera all’Autodromo di Monza si è svolto il concerto dei Bluvertigo. Per rendere
l’idea di cosa significasse per me, devo tornare un po’ indietro (un po’ tanto)
nel tempo.
Essendo
nata nel 1981, io sono arrivata ad ascoltare i Bluvertigo in piena adolescenza.
Erano gli anni della spensieratezza, ma anche quelli della ricerca di me stessa
e della mia strada, la musica era come un navigatore satellitare per trovarla.
Ero
un miscuglio, una ragazzina che ascoltava i cosiddetti gruppi “alternative”, ma
leggeva solo classici. La band monzese sembrava incarnare tante sfaccettature
dei miei interessi. Un ricordo rimasto indelebile è stato quello della
premiazione ai Bluvertigo all’MTV Music Awards del 1998, io ovviamente in
cameretta davanti alla TV. Salendo sul palco per ritarare il premio, Morgan
aveva preso la parola per primo, citando Dante. Io ero sbalordita: “Dante in
prima TV, ad MTV, questi sono davvero genii!”. (P.S.: grazie a Prospettiva Bluvertigo per aver messo on line questo pezzo di storia della musica!)
Ma,
c’è un ma, a 17 anni, oltre alla spensieratezza e alla ricerca di me, c’era il
divieto di andare ai concerti: niente patente, troppo mingherlina per la calca
e la sera in generale non si usciva. Quindi io QUEI Bluvertigo, dal vivo, non
li ho mai visti. In compenso ho incontrato tanta gente, ma proprio tanta, che
mi faceva vedere foto scattate ai concerti che io avevo perso. Rosication mode
on.
Passarono
anni, arrivò il 2008. Ormai la musica live era parte integrante della mia vita,
avevo recuperato praticamente tutte quelle date perse, praticamente, però.
Continuavo a guardare MTV e, capitandoci un po’ a caso una sera, venni
folgorata da una puntata di Storytellers: la reunion dei Bluvertigo! E’ stata
un’escalation. CD live, comprato. Live a Nichelino, si va? Si va, certo che si
va!
Ero
contentissima ma, ahimé, la sfiga non si era allontanata di troppo. A metà
concerto si è scatenata una specie di bufera di vento, sollevando nuvole di
sabbia. Gli amici che erano con me erano tutti con le lenti a contatto, la fuga
si era resa necessaria. Sul sentiero verso il parcheggio ho sentito ancora
partire in lontananza le note di “ I still love you”, ma accidenti! Non mi sono
preoccupata troppo, infondo si erano appena riformati, sarebbe stata solo la
prima di tante occasioni.
Mica
tanto, i Bluvertigo si “ricongelarono” dopo quel tour.
Ancora,
ancora scorrono anni. Nel 2012 mi capita di conoscere Andy, un’esperienza che
auguro a chiunque abbia anche solo una minima sensibilità energetica, è
un’artista che emana vibrazioni. Inizio a seguire il progetto Fluon, che è
interessante e innovativo in ogni sua forma. Fino a partecipare al crowdfunding
della band Fluon. Mi ritrovo a prendere parte insieme a tanti altri ragazzi ad
videoclip del gruppo, "Il nuovo che avanza". Mettete 30 sconosciuti in una casa, per un giorno, e
ottenetene un gruppo unito di amici: impossibile? No, magia Fluon! Dal gennaio
2014 ci ritroviamo ad ogni evento, siamo sempre in contatto e, diciamola tutta,
ci vogliamo bene! E’ la famiglia Raisers.
Del
2014 è anche la notizia del ri-ritorno dei Bluvertigo! Mi direte “Stavolta sei
riuscita ad andare ad un concerto!”. No. Di 6-7 date, Mary non è riuscita a
partecipare a nessuna, ma neanche per sbaglio. Ad un certo punto ci si convince
che non è cosa, è l’unica spiegazione possibile.
Alla
fine dello scorso anno esce anche il libro autobiografico di Morgan, “Il libro
di Morgan. Io, l’amore, la musica, gli stronzi e Dio”. Sono poco interessata,
non penso neppure lontanamente di leggerlo, convinta che sia pieno di quella
paccottiglia mediatica degli ultimi tempi. Io non guardo quasi più la TV e non
compro mai riviste, il Morgan televisivo non mi dice nulla, preferisco tenermi
il ricordo del musicista degli anni ’90 e primissimi 2000. Alla fine, però, dietro
consiglio di persone che stimo e reputo intelligenti, mi convinco a comprare il
tanto acclamato libro.
Lo
divoro.
C’è
poco in realtà della schifezza che pensavo, è un viaggio della testa Marco
Castoldi, leggerlo è come sentirlo parlare. Parallelamente alla lettura mi
tornano in mente tantissimi ricordi della mia gioventù, alterno risate e
commozione. Mi rivedo diciassettene, in cameretta, a guardare MTV. Riempio il
libro di orecchie sulle pagine.
Adesso
finalmente, dopo cotanta odissea nei fatti miei, possiamo far rullare i
tamburi: marzo 2015, viene annuciata la data monzese di giugno dei Bluvertigo.
Compro i biglietti, subito, sfido la sorte a mesi di distanza.
Con
gli amici Raisers se n’è parlato tanto, ci siamo organizzati, ci siamo
accordati sul rendez-vous, tutto pronto, tutto deciso.
E
poi, ieri, d’improvviso mi sono svegliata male. Da alone nero intorno alla
testa. Dopo tutto questo tempo e questo parlare, riflettevo seriamente sul non
andare. Un po’ lunatica. Forse. Per fortuna, quando è così, le persone giuste
sanno dire le parole giuste: ho sgombrato la mente dalle resistenze, ci siamo
messi in macchina e siamo partiti per Monza.
Meno
male, grazie a chi mi ha fatta ragionare!
Fin
dalla prima nota del concerto mi sono sentita bene, circondata da amici che
stavano vivendo quella esperienza con la mia stessa intensità. Lascio a chi è
più titolato di me l’analisi tecnica della performance live, io so solo che i
Bluvertigo ci hanno trascinati in un percorso di emozioni uniche. La pioggia
sulle nostre teste non la sentivamo più, cantavamo e ballavamo. Sul palco una
sinergia di musica e di energia pazzesca. Su “L.S.D. La sua dimensione” e su
“Always crashing in the same car” (cover di Bowie) le vibrazioni per me più
forti. Di nuovo, avevo 17 anni di nuovo, ma con in più il carico di preziose
esperienze che il mio viaggio fin qui ha aggiunto.
Ancora
sull’onda di ieri sera, vi saluto con alcune foto che ho fatto al concerto,
tutt’altro che perfette, ma di prima mano :)